Come distinguere un’ansia fisiologica da un’ansia patologica

Come distinguere un’ansia fisiologica da un’ansia patologica

Nel precedente articolo si è detto che a certi livelli, l’ansia è un potente alleato per la nostra salute: permette di pre-occuparsi e di essere un valido metodo di risoluzione dei problemi, in quanto consente di anticipare mentalmente eventi futuri, che vengono così affrontati con maggiore preparazione. Tuttavia essere costantemente in uno stato di preoccupazione non aiuta a risolvere alcunché, anzi, una simile attivazione emotiva, prolungata nel tempo, limita anche le stesse capacità logiche e razionali.

Una preoccupazione cronica fa ripiegare su se stessi, facendo vivere tutto in uno stato di eterna tensione. La tensione, poi, comincerà a farsi strada anche nel corpo, attraverso sensazioni sgradevoli (muscoli tesi, disturbi somatici di vario tipo, disturbi gastrointestinali, ipertensione…) e segnerà un profondo spartiacque decretando, di fatto, cambiamenti considerevoli nello stile di vita e nei rapporti interpersonali.

Ansia patologica e ansia fisiologica

Come capire quando è ansia patologica?

L’ansia non è patologica, ma può diventarlo proprio quando è continuativa nel tempo e non più legata solamente a determinate circostanze di vita. La differenza la fa proprio il tempo. Non si tratta più di uno stato di attivazione temporanea e transitoria ma una prolungata condizione di disagio che può portare a limitare il consueto svolgimento delle attività quotidiane.

L’attivazione emotiva non sembra scemare mai e comporta uno stato di irritabilità, di stanchezza, di agitazione e paure costanti e invadenti. Misurare l’invadenza dell’ansia nella propria vita, è un altro elemento utile per differenziare quella fisiologica da quella invalidante. Se ad un tratto diventa difficile fare cose quotidiane, si provano sensazioni corporee spiacevoli, si ha una tensione e una preoccupazione pervasiva che ostacola il naturale fluire della vita, molto probabilmente si è in balia dell’ansia patologica.

Sintomi e segni dell’ansia patologica:

  • tachicardia (in assenza di patologie cardiache);
  • tensione muscolare, irrigidimento;
  • sensazione di soffocamento, respiro corto;
  • irritabilità, iperreattività agli stimoli;
  • mancanza di concentrazione e di attenzione, difficoltà mnemoniche;
  • insonnia;
  • difficoltà relazionali (stare tra la gente, in ambienti caotici e rumorosi);
  • emotività mal controllata;
  • difficoltà logistiche (spostarsi, pianificare abituali attività, adempiere ai propri impegni);
  • sentire di volersi chiudere in se stessi;
  • non riuscire ad avere a che fare con i propri cari, con gli amici;
  • ritiro sociale;
  • perdere la pazienza facilmente.

Qual è la funzione del sintomo?

Viviamo la nostra vita cercando di trovare un equilibrio per tutto ma, quando si manifestano i sintomi, siamo davanti a un chiaro segnale di disequilibrio. Il neurobiologo Laborit, in Elogio della fuga, dice: “quando un individuo si trova in stato di stress eccessivo, deve aggredire l’ambiente, fonte dello stress, o fuggire da esso. Ma quando è incapace di attuare una di queste due soluzioni, allora si inibisce e sviluppa un sintomo”.  L’ansia cronica esprime, dunque, un profondo conflitto dell’individuo: intrappolato in uno stato di stallo, non riesce né ad attaccare né a fuggire. In questa crisi è presente il desiderio di realizzare se stessi (nel senso di definirsi come persona con le proprie emozioni, i propri pensieri, i propri desideri) e quello di quiete. Quanto più si interrompe questa naturale tensione ad autodeterminarsi, tanto più emerge l’ansia, come blocco evolutivo. Il rischio è che, nel tempo, per cercare un equilibrio nel disequilibrio, l’individuo organizza l’esistenza intorno alla componente ansiosa e, nel tentativo di ridurre gli stimoli potenzialmente dannosi, comincerà a limitarsi ancora di più.

Cosa fare?

Innanzitutto capire che esiste un problema e riconoscere la sua portata. Per ridurre questo circolo vizioso occorre un’autentica revisione esistenziale. Il sintomo può diventare una grande occasione di introspezione, per interrogarsi sul vero significato di questo messaggio. In molti casi interventi psicoterapeutici, (abbinati alla farmacologia, laddove necessario per abbassare quantitativi di ansia terribilmente invalidanti), sono mezzi efficaci per risollevarsi e riprendersi o, quantomeno, per non sprofondare in situazioni più compromettenti.

 Se ti rispecchi con quanto scritto nell’articolo, non disperare. C’è il modo per stare meglio 🙂

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